L'intervista a Calabria 7 del neo presidente della Provincia di Vibo Valentia, Corrado L'Andolina

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01/02/2023

L'intervista a Calabria 7 del neo presidente della Provincia di Vibo Valentia, Corrado L'Andolina

Presidente, un'affermazione netta che testimonia come vi sia stata convergenza sul suo nome. Una bella responsabilità al contempo non solo nei confronti dei cittadini ma anche dei partiti.

La vittoria è in linea con le previsioni, ma è anche frutto di una campagna elettorale impegnativa e condotta con passione. Il centrodestra è stato compatto e deciso. Per me questo è motivo di gratitudine e di stimolo ad offrire il meglio delle mie risorse al servizio dell’Ente.

Eppure, dalle indiscrezioni, non tutti sembra fossero convinti, non tanto per la sua persona, quanto forse perché c'erano altri candidati prima di lei. Non è stato, dunque, una prima scelta. Questo l'ha infastidita o amareggiata?

La politica ha le sue dinamiche che occorre vivere con pazienza e serietà, compostezza e dignità. Non ho mai spasmodicamente ricercato ruoli istituzionali o di visibilità politica. Sono sempre stato al servizio di ideali alti e ho abbracciato la linea del centrodestra sin dal 1993. Il centrodestra è stato granitico e il 58% dei consensi non è un dato casuale. Tutto ciò è motivo di profondo orgoglio.

Giunge alla guida dell'ente in un momento in cui il dissesto è ormai alle spalle. E' come arrivare a tavola imbandita, o c'è ancora molto da fare?

Il dissesto non è alle spalle. Tutt’altro. Il dissesto, purtroppo, segna la vita presente e segnerà quella futura dell’Ente. L’esposizione debitoria della Provincia ha livelli molto preoccupanti e seri. La notte, ancora, è lunga.

Quando cambiano i vertici in un ente si tende a tranciare i legami con l'amministrazione precedente. Anche lei farà così o prenderà quel che di buono è stato fatto e continuerà a perseguirlo?

Occorre distinguere due profili, quello amministrativo-gestionale e quello politico-amministrativo. Sul primo, naturalmente, ai procedimenti in itinere si presterà capillare attenzione. Da un punto di vista strettamente politico, invece, la cesura con la passata presidenza è netta.

E a suo giudizio dove bisognerà intervenire con urgenza?

Bilancio e personale.

L’ex presidente Solano ha chiesto al nuovo presidente di non essere ostaggio dei partiti. Lei si sente tale?

Mi sono formato alla scuola socialista che mi ha insegnato il valore della verità. Dal 1993 sono sempre stato dalla stessa parte politica, nella buona e nella cattiva sorte. E non perché sia mai stato “ostaggio” di qualcuno; semplicemente, questione di coerenza.

Sempre Solano ha auspicato che la nuova guida dell'ente porti avanti il sogno dei Cis. Lei ha intenzione di farlo oppure eviterà per non dare occasione che questi un giorno possa rivendicare la primogenitura?

Allo stato, altri stanziamenti per i progetti Cis, non mi pare siano nell’agenda di governo. Un amministratore può anche pensare di realizzare la Tour Eiffel in versione moderna, nella propria realtà. Ma il merito, se poi si realizza è di chi ha individuato il percorso concreto, partecipato ai bandi da vincitore e magari realizzato l’opera; e non certo di chi l’ha pensata. A livello di programmazione, le scelte saranno calibrate con ponderazione ed equilibrio, senza pregiudizi e con spirito positivo.

Lei si insedia nel momento storico in cui si ventila la possibilità di tornare al vecchio "ordinamento" della Provincia e se tutto dovesse andare in porto resterebbe forse un anno perché poi si dovrebbe tornare a votare. Come si può incidere in così poco tempo?

In Italia nulla è così stabile come la precarietà. Il mio mandato durerà quattro anni e di questo, contrariamente alla mia indole per sua natura dubbiosa, ne sono certo. In quattro anni spero davvero di lasciare una significativa traccia di sviluppo e di crescita.

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